sabato 16 luglio 2016

Mal d’orecchi dopo i tuffi? Ecco come curarlo


Cosa bisogna fare se ci viene l'otite del nuotatore dopo un bagno in mare o un tuffo in piscina? 

Prestate attenzione alla salute delle vostre orecchie: dopo un tuffo in piscina o un bagno in mare potrebbero infiammarsi e causare dolore, prurito e senso di ovattamento dell’udito. Si tratta della cosiddetta otite del nuotatore, che interessa soprattutto giovani e adulti che trascorrono molto tempo in acqua.
«È un disturbo che colpisce la cute del condotto auricolare esterno – spiega Roberto Teggi, specialista in otorinolaringoiatria e docente di riabilitazione vestibolare all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano – e spesso questo dipende da un’infezione batterica». L’acqua delle piscine o del mare, soprattutto con le alte temperature, contiene germi che possono proliferare ed entrare in contatto con la pelle del condotto uditivo.

 Prevenire l’otite del nuotatore, però, si può. Come? Prima di partire per le vacanze sarebbe meglio sottoporsi a una visita specialistica per verificare che non ci siano piccole lesioni o infezioni già in corso. Inoltre, è importante rimuovere gli eventuali tappi di cerume perché trattengono i batteri e li pongono a contatto della pelle: attenzione però a non usare bastoncini di cotone o garze che potrebbero spingere il cerume verso il timpano. Al limite si possono utilizzare prodotti spray per uso locale per eseguire il lavaggio. Dopo un bagno o un tuffo si può detergere il condotto uditivo con l’acqua borica (5 mm di liquido al 3% in una siringa senza ago).

 Se invece l’otite è già in atto, si possono usare delle gocce da applicare localmente con cortisone e antibiotico ed evitare di immergere la testa in acqua. Per combattere il dolore, via libera a farmaci con paracetamolo e ibuprofene, che hanno anche un’azione antinfiammatoria. Se le gocce non sortiscono alcun effetto, bisogna rivolgersi all’otorinolaringoiatra.

fonte web

Lettera di una mamma ai suoi figli dopo gli attentati


Ho due bambini e sono sempre più preoccupata per il loro futuro. Questa lettera l’ho scritta di getto dopo la strage. In che mondo stiamo vivendo? In che mondo diventeranno adulti i nostri figli? Del domani non c’è più certezza. Ma proprio per questo invito a riflettere, a sentirsi più solidali, a rendersi conto dell’importanza del nostro compito, a rendersi conto che non tutto è destinato a durare per sempre, e che dobbiamo goderci ogni singolo attimo con i nostri figli. Sono madre di due bimbi. Come tutte le madri provo la preoccupazione per quello che aspetta i nostri figli, l’incertezza del futuro, la consapevolezza che un giorno anche noi potremmo ritrovarci a vivere quello che tante altre mamme nel mondo stanno provando sulla loro pelle. Questa mia lettera è un invito a riflettere, a sentirsi più solidali, a rendersi conto dell’importanza del nostro compito, a rendersi conto che non tutto è destinato a durare per sempre, e che dobbiamo goderci ogni singolo attimo con i nostri figli. “Figlio mio, mentre ti guardo negli occhi, mentre mi sorridi innocente, dentro di me piango. Perdona tua madre per averti messo al mondo, su questa Terra dove tu non hai chiesto di nascere. Mentre ridi, rincorri le farfalle, giochi con la neve, mi chiedo per quanto tempo ancora riuscirò a vederti felice, per quanto tempo ancora potrò lasciarti vivere la tua infanzia, per quanto tempo ancora potrò nasconderti la verità, per quanto tempo ancora potrò darti risposte? Che cosa mi inventerò quando mi chiederai dove sono andate le farfalle, ti dirò che le farfalle sono diventate fate o che sono morte? Quando mi chiederai perché sulle montagne non c’è più neve, ti dirò che la neve tornerà a Natale o che non tornerà più? Quando mi chiederai perché fatichi a respirare, ti dirò che nell’aria sono volati fuochi d’artificio o che l’inquinamento ci ucciderà? Quando mi chiederai perché non puoi più mangiare il miele, ti dirò che le api hanno smesso di farlo o che sono scomparse per sempre? Quando mi chiederai cosa sono quei rumori nel cielo, ti dirò che nel cielo volano degli aeroplani o che stanno sganciando le bombe? Quando mi chiederai dove sono i tuoi giocattoli, ti dirò che i tuoi giocattoli li ho regalati ai bimbi bisognosi o che ora anche tu sei uno di loro? Quando mi chiederai perché devi camminare scalzo, ti dirò perché fa bene ai tuoi piedini o perché non ci sono più negozi e soldi per comprarti le scarpe? Quando mi chiederai perché non puoi più andare a scuola, ti dirò che i bambini non hanno più bisogno di imparare o che la scuola non esiste più? Quando mi chiederai perché non puoi più vedere i tuoi amici, ti dirò che i tuoi amici sono andati in vacanza o che sono rimasti sotto le macerie? Quando mi chiederai: “Perché?”, ti dirò “perché è così che ha voluto Dio” o “perché è così che ha voluto l’uomo”? Bé, cosa posso dirti… Ernesta


fonte http://mammenellarete.nostrofiglio.it/

lunedì 11 luglio 2016

UN POLIZIOTTO MI HA TOLTO LA PATENTE, IO GLI HO RISPOSTO COSÌ… BELLISSIMA DA LEGGERE


Ieri sulla strada che mi porta verso casa mia, mi ha fermata un poliziotto e ha detto:
– Controllo. Favorisca i documenti. Inoltre lei mi sembra un po’ ubriaca.
 – Le posso garantire che non ho bevuto niente di alcolico.
– Va bene, facciamo un test. Immagini di trovarsi in una strada buia e che verso di lei arrivino due luci. Che cosa è?
– E’ una macchina.
 – E’ chiaro che è una macchina, ma quale? Una Mercedes? Un’Audi? O una BMW?
– Che ne so io!
– Va bene, facciamo un altro test. Lei guida in una strada senza illuminazione e vede arrivare dalla direzione opposta una luce. Secondo lei cosa è?
– Una moto!
– Certo, ma che moto? Una Kawasaki? Un’Honda? O una Harley?
– Che ne so io! – Allora avevo ragione. Lei è ubriaca.
– Scus, posso fare una domanda io a lei?
– Certo, faccia pure! Allora, accanto ad una strada c’è una donna in mini gonna, con le calze a rete e con i tacchi alti. Chi è?
– Una putt*na, chiaramente! – Questo è ovvio, ma è sua moglie, sua figlia o sua sorella? E da allora non ho più la patente!

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